25 January 2016

Baustellenbüro “Page Properties”


Baustellenbüro / P. P.*

* testi, interviste, reprints e dispositivi di pensiero, su realtà, processi e attori, che prendono parte al dibattito artistico contemporaneo. Editorial concept: Angelo Bianco.

Page Properties dedica il suo spazio/pagina al progetto “Baustellenbüro - independent book publisher”, (www.baustellenbuero.com). Un ricercato programma di editoria indipendente (con base in Germania) condiviso tra autori, editore e curatori, per rendere sostenibile l’idea alla base del progetto, ovvero realizzare edizioni di qualità, a bassa tiratura, numerate e firmate dall’autore. Le pubblicazioni, grazie al prezzo contenuto e al sistema di distribuzione via web, provano non solo a rivolgersi a collezionisti, bibliofili e addetti ai lavori, ma anche a coinvolgere un pubblico il più vasto possibile. Ne parliamo con l’ideatore e curatore del progetto Vito Pace (Avigliano_PZ, 1966. Vive e lavora in Germania), artista concettualmente sofisticato la cui ricerca si caratterizza attraverso l’uso di diversi medium (installazione, video, fotografia, editoria), utili ad esplorare una dimensione minimale dell’esperienza artistica.
Da dove sei partito per costruire la realtà di “Baustellenbüro - independent book publisher”?
Quando lavori nell'arte e nella cultura, se non ti metti in rete non c'è confronto. Su questa base ho deciso di creare una piattaforma comune ad artisti, scrittori, musicisti e operatori culturali, la cui natura fosse chiara a partire dal nome: Baustellen significa cantiere e Büro ufficio. Ogni cantiere ha un proprio ufficio di progettazione, così la casa editrice si presta alla progettazione per diverse discipline.
Intorno a questa idea, avvalendomi anche della collaborazione della storica dell'arte e curatrice indipendente Susanna Crispino, si struttura di volta in volta il progetto editoriale.
Pubblicare significa letteralmente “rendere qualcosa pubblico”. È un atto estremamente carico di significato. È una voce proiettata verso l’esterno, che raggiunge le persone e che porta con sé il potenziale di un cambiamento. Quali sono a tuo avviso i temi che suscitano più interesse e quale forma possono assumere per avere l’impatto maggiore.
La mia attenzione è per tutto ciò che riguardi l'ambito artistico, dai cataloghi delle mostre alla letteratura, dalla saggistica, soprattutto relativa alla definizione dell'arte ed alla critica, alla grafica (con particolare riferimento ai giovani creativi) e, naturalmente, i libri d'artista.
La forma privilegiata è quella del libro, inserito in eventi che consentano di affrontare i temi prescelti anche con il dibattito. Come le conferenze tematiche per il volume “The Poetry of Detachment”, organizzate con i curatori e artisti internazionali Nelya e Roman Korzhov. 
Un discorso a parte meritano i libri d'artista: quest'anno abbiamo inaugurato la collana Café Safor dedicata a questi particolari oggetti, che oltre ad essere libri da leggere sono vere e proprie opere d'arte. 
Baustellenbüro si rivolge principalmente a un gruppo di lettori non convenzionale. Come si comunica la presenza di dispositivi di scrittura non convenzionali?
Attraverso la promozione via web e conferenze, dibattiti ed eventi che facciano vivere ogni pubblicazione in base alle sue caratteristiche. Per esempio i libri d'artista, in quanto opere d'arte, possono essere messi in mostra.
Per il prossimo anno stiamo valutando la partecipazione a fiere del libro indipendenti. Cerchiamo di avere il più ampio orizzonte possibile: oltre alla Germania, i nostri riferimenti sono Italia, Russia e Scandinavia. 
Esistono collezioni sul libro d’artista in alcuni tra i più importanti musei del mondo: Victoria and Albert Museum, Tate Gallery, il museo Wesemburg di Brema, la Bibliotheque Nationale de France di Parigi, la New York Public Library. Come giudichi questa produzione editoriale?
Stiamo parlando di mostri sacri, quindi non è facile dare un giudizio netto su di loro. Sicuramente i Libri d'Artista, dalle Avanguardie del Novecento ad oggi, hanno fatto molta strada e gli importanti musei che li ospitano lo dimostrano senza alcun dubbio. 
Facendo un confronto di massima, tra il pubblico italiano e quello europeo, si può parlare di aspettative diverse nei confronti dell’editoria? 
Siamo una piccola casa editrice indipendente e ci rivolgiamo a un pubblico di nicchia, quindi il nostro sguardo ha un orizzonte diverso rispetto alle grandi realtà editoriali. Tuttavia, trattando argomenti legati all'arte ed alla cultura, i nostri lettori in Italia e in Germania tendono ad avere più tratti in comune che differenze.
La vera differenza riguarda il modo in cui possiamo raggiungerli. In Germania esistono le Kulturhaus e le Literaturhaus dove si tengono manifestazioni tematiche, relative al confronto tra diverse discipline artistiche e letterarie. Attraverso tali strutture riusciamo a raggiungere i lettori tedeschi più facilmente rispetto a quanto facciamo in Italia, dove usiamo principalmente il web.
Sono incuriosito dallo strano connubio tra la tua formazione artistica e l’impegno in ambito editoriale. Come e quanto contribuisce il tuo background all’analisi delle peculiarità e delle possibilità del medium editoriale?
In realtà, l'attività editoriale è in linea con lo sviluppo del mio statement artistico. Attraverso Baustellenbüro non mi occupo di editoria in senso imprenditoriale: seguo progetti specifici e condivisi, come nel caso dei libri d'artista, il cui progetto è stato elaborato insieme all'autore del primo volume, Angelo Ricciardi. Il medium editoriale serve ad aprirsi al confronto, ad uscire metaforicamente dallo studio.
Tristan Tzara diceva: “un’opera che possa essere tradotta in linguaggio è giornalismo”. Sei concorde?
Per il Dadaismo anche il giornalismo era provocazione. In seguito giornalismo e opera d'arte si sono combinati dichiaratamente, come con Beuys che ha ingrandito un articolo del Mattino per Terrea Motus e impilato il Wall Street Journal davanti al coyote per I like America and America likes me
Ma oggi la loro interazione perde significato: il giornalismo è più contemporaneo dell'arte, dato che su web e social network le notizie arrivano in tempo reale. Inoltre la tendenza al sensazionalismo porta i giornali a puntare allo scalpore, suscitando reazioni simili a quelle delle opere più provocatorie. 
C’è un libro che ti ha cambiato al vita?
Ci sono tre libri che hanno indirizzato il mio pensiero, orientato le mie passioni e contribuito alla mia crescita e formazione culturale: “La storia sociale dell'arte” di Anrnold Hauser, “Parole nel vuoto di Adolf Loos” e “Nati sotto Saturno” di Rudolf Wittkover.

Adesso cosa stai leggendo?
In questo periodo sto leggendo “Olof Palme, vita e assassinio di un socialista europeo” di Aldo Garzia, che ricostruisce la vicenda del politico ucciso in Svezia negli anni '80.

Info:
www.baustellenbuero.com

www.susanncrispino.com

www.vitopace.net